Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Sono le loro altezze, i figli del nostro principe" risposero per loro gli ufficiali di mensa.
     Porcellino alzò il naso dal piatto: "Vedo che siete armati, giovani altezze. Avreste per caso intenzione di battervi?"
     Il secondo figlio si mise in posa di combattimento, brandendo a due mani il rastrello a nove denti. Porcellino scoppiò a ridere: "Il tuo rastrello è il nipotino neonato del mio." Lo levò dalla cintura e lo roteò cavandone mille raggi di luce dorata. Poi lo maneggiò intorno alla sua testa, con sibili acuti e melodiosi. Il giovane principe era inchiodato dallo stupore e non osava muoversi.
     Scimmiotto vide che il maggiore usava come arma una sbarra, ed estrasse da dietro l'orecchio il suo ago cerchiato d'oro. Gli diede il diametro di una tazza e la lunghezza di due o tre tese, ne piantò la punta nel suolo con un colpo secco a una profondità di tre piedi, e disse ridendo: "Prendi questa, ragazzo: te la regalo." Il principino gettò la propria sbarra e cercò di impugnare quella meraviglia. L'afferrò con entrambe le mani e diventò rosso per lo sforzo, ma non c'era niente da fare: non riuscì a muoverla di un pelo, come se avesse messo radici.

     Il terzo principe, che aveva il temperamento più focoso, si gettò all'attacco con la sua canna laccata di nero. Sabbioso lo scartò con la mano, tirò fuori il suo bastone ammazza diavoli e lo mulinò provocando uno spettacolare fascio di nuvolette iridate.
     Gli ufficiali rimasero a bocca aperta; i tre giovani principi si inchinarono e dissero: "Maestri! Noi siamo comuni mortali, e non ci eravamo resi conto di chi foste. La nostra speranza è che ci accordiate una dimostrazione della vostra abilità, e che ci accogliate come discepoli."


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