I principini entusiasti corsero a procurarsi un altare, si purificarono con abluzioni, bruciarono incenso e pregarono rivolti al cielo. Poi dichiararono: "Siamo pronti."
Scimmiotto si rivolse a Tripitaka e lo salutò rispettosamente; quindi dichiarò: "Onorato maestro, il vostro discepolo sollecita indulgenza. Da quando mi avete liberato con la vostra eminente virtù al Monte delle Due Frontiere, non sono mai venuto meno ai precetti della dottrina. Per quanto lontano sia dallo sdebitarmi verso di voi, in tutto questo lungo viaggio verso Occidente vi ho servito con tutte le mie forze e il mio cuore, scalando i monti e attraversando le acque. Ora che siamo giunti a una contrada del paese del Buddha, ho la fortuna di incontrare questi giovani principi, che ci prestano omaggio perché vogliono apprendere le arti marziali. Se diventano nostri discepoli, per voi saranno come dei nipotini. Prima di procedere, sento il dovere di sottoporre rispettosamente il caso al mio maestro."
Tripitaka fu felice di dare il proprio consenso.
Porcellino e Sabbioso si affrettarono a imitare Scimmiotto. Si prosternarono davanti a Tripitaka e gli dissero: "Maestro, sapete che non siamo bravi a parlare, ma speriamo che autorizzerete anche a noi a prendere questi ragazzi come discepoli e a divertirci un po'. Sarà un bel ricordo del nostro viaggio."
E Tripitaka diede il consenso anche a loro.
Allora Scimmiotto condusse i tre principini nella stanza più silenziosa del padiglione, tracciò il diagramma dell'Orsa Maggiore e li invitò a sdraiarvisi con gli occhi chiusi. Pronunciò nella mente le parole di un incantesimo, recitò alcune formule e alitò il suo fiato magico nelle loro viscere, rinviando le divinità primordiali al loro luogo d'origine. In questo modo trasmise a ciascuno dei ragazzi il segreto che moltiplicava la loro forza per mille e diecimila. Poi, con l'acqua e il fuoco, rinnovellò le loro ossa e i loro muscoli. Compiuto il ciclo, li risvegliò.
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