I ragazzi si levarono da terra stropicciandosi gli occhi: si sentivano pieni di energia. Avevano acquistato una forza straordinaria: il maggiore fu capace di sollevare la sbarra cerchiata d'oro, quello di mezzo il rastrello a nove punte e il minore il bastone ammazza diavoli.
Il principe loro padre era fierissimo ed emozionato: si precipitò immediatamente a far preparare un altro banchetto di ringraziamento. L'insegnamento continuò durante il banchetto, e ciascuno dei principini dava saggio di quanto imparava. Riuscirono a eseguire varie figure e trucchi, ma a prezzo di grande fatica. Dopo un po' ansimavano, e si resero conto che non riuscivano a continuare: quelle armi magiche mutavano continuamente di peso e di dimensioni. Il gioco era bellissimo, ma loro - comuni mortali - non potevano reggerlo a lungo. Il banchetto durò fino a sera.
L'indomani i principini ritornarono a ringraziare: "Divini maestri, vi siamo riconoscenti della forza che ci avete fatto acquistare; tuttavia maneggiare le vostre armi non è facile per noi. Ci piacerebbe farle imitare nella foggia, ma in materiali consueti, di peso costante e più leggero. Però ci chiediamo se acconsentirete."
"Ma certo" approvò Porcellino. "È un'idea sensata. Voi non sapete maneggiare le nostre armi, e noi comunque non potremmo lasciarvele, perché ci occorrono per difendere la Legge contro i diavoli."
I figli del principe convocarono dunque dei fabbri e fecero acquistare diecimila libbre di ferro e d'acciaio. L'officina fu collocata nella corte anteriore, con forgia e fornace. Il primo giorno fu dedicato a preparare il metallo; il secondo giorno le tre armi furono consegnate agli artigiani perché le copiassero.
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