In preda all'inquietudine, essi supposero che i legittimi proprietari avessero preferito riporle per la notte. Corsero al Padiglione dell'Essiccatoio della Garza: "Maestri, dormite ancora?"
"Eccoci qua" rispose Sabbioso, levandosi dal letto per aprire la porta. I ragazzi entrarono e si guardarono intorno: "Non vediamo le vostre armi. Le avete riposte voi?"
"Certo che no!" esclamò Scimmiotto balzando in piedi.
"Questa notte sono scomparse."
"Volete dire che è scomparso il mio rastrello?" gridò Porcellino.
"Alla fucina non si trovano, le hanno cercate dappertutto. Non ci starete per caso giocando uno scherzo, con quelle armi che si possono rimpicciolire a volontà?"
"Vi assicuro che non c'è scherzo" rispose il Novizio. "Cerchiamole subito."
Corsero alla fucina, dove Porcellino diede in escandescenze: "Questi fabbri sono una banda di ladri! Restituite subito il maltolto, o vi ammazzo!"
I disgraziati caddero in ginocchio piangendo: "Non abbiamo sentito nulla; ma potete immaginare quant'era duro il nostro sonno, dopo le fatiche della giornata. Ieri sera le armi erano qui, e stamane non ci sono più. Noi siamo comuni mortali: non saremmo stati capaci nemmeno di muoverle. Signorie, per carità, risparmiate le nostre vite innocenti!"
Scimmiotto era silenzioso e aggrondato. Alla fine brontolò: "È colpa nostra. Per utilizzarle come modelli, non c'era nessun bisogno di lasciarle all'aperto durante la notte. Emanano luce, e avranno attirato l'attenzione di qualche mostro, che sarà venuto a rubarle."
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