"Ma che cosa dici, fratello?" obiettò incredulo Porcellino. "Trovar mostri in un posto tanto pacifico! Qui non ci sono montagne impervie o lande selvagge, che possano ospitare creature malefiche. I fabbri si saranno resi conto che erano tesori inestimabili e, in combutta con qualche complice, avranno passato la notte a spingere e tirare per portarseli via. Bisogna arrestarli e dargli una buona bastonatura."
Gli operai, terrorizzati, giuravano e si prosternavano a ripetizione.
Mentre così si discuteva, sopraggiunse il principe e si informò dell'accaduto. Udito del furto, impallidì e rifletté a lungo, concludendo: "Le armi dei nostri divini maestri non sono oggetti comuni: cento ladri tutti insieme non sarebbero riusciti nemmeno a spostarle. D'altronde noi regnamo su questa regione da cinque generazioni e, non per vantarci, godiamo di una certa reputazione di saggezza anche all'estero. Qui le leggi sono temute e rispettate da tutti. Sono ben sicuro che i nostri artigiani non si immischierebbero mai in un simile imbroglio. L'ipotesi non regge."
"Per quanto riguarda i fabbri, la questione è chiusa" disse Scimmiotto. "Ma volevo chiedere a vostra altezza se nei dintorni della città ci sono monti che si sappiano abitati da creature mostruose."
"Ecco una buona domanda. A nord della città c'è la Montagna del Leopardo, dove si apre la Grotta Gola di Tigre. Da molto tempo sento dire che ci abiterebbe un immortale, secondo alcuni, oppure una belva o un mostro, secondo altri. Confesso di non aver avuto modo di appurare come stiano le cose."
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