Scimmiotto li gettò nel fosso con uno scappellotto e frugò nei loro vestiti; trovò venti tael in una scarsella legata alla cintura di uno dei due, e placche laccate di bianco che recavano i loro nomi: uno si chiamava Strano Imbroglio e l'altro Imbroglio Strano.
Il grande santo si impadronì degli oggetti e corse in città, a riferire i fatti al principe, al monaco cinese, ai fabbri e agli ufficiali.
"Vedo con soddisfazione che l'arma più apprezzata è la mia" rise Porcellino, "dal momento che dà il nome alla festa. Ma non voglio certo lasciarla nelle loro mani."
"Li andremo a trovare tutti e tre. Diamo il denaro ai fabbri e chiediamo al principe di procurarci maiali e montoni. Porcellino sarà Imbroglio Strano e io Strano Imbroglio; Sabbioso farà la parte del mercante di bestiame. Così ci introdurremo nella loro tana, troveremo l'occasione di ricuperare le nostre armi, stermineremo la mala genia e potremo riprendere la nostra strada."
"È un bel piano" approvò Sabbioso ridendo. "Realizziamolo senza indugio."
Il principe fece acquistare dal suo maggiordomo sette od otto maiali e quattro o cinque montoni, e i tre si congedarono.
"Fratello" chiese Porcellino, "come faccio a trasformarmi in Imbroglio Strano, se non l'ho mai visto?"
Scimmiotto gli diede le istruzioni necessarie, corresse i particolari e alla fine garantì: "Tutto a posto. Sei proprio come lui."
Si incamminarono verso la montagna; Sabbioso, alla retroguardia, spingeva le bestie davanti a sé, in veste di venditore. Quando giunsero ai primi pendii della montagna, incontrarono un brutto mostriciattolo.
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