"Da dove viene tutta questa roba?" domandò il principe.
"Gli animali che vedete erano divenuti spiriti. Noi abbiamo ricuperato le nostre armi e abbiamo combattuto il mostro, un leone armato del raschiatoio Quattro Riflessi. Quando è fuggito, lo abbiamo lasciato andare, ma abbiamo distrutto la sua base. Questo è il bottino che ci abbiamo trovato."
Il principe era diviso fra la gioia e la preoccupazione: la vittoria lo rallegrava, ma lo impensieriva il timore che il mostro, prima o poi, volesse vendicarsi.
"Vostra altezza non si preoccupi" lo rassicurò Scimmiotto. "Mi rendo conto dei vostri timori, ma ho riflettuto a lungo e so quali misure prendere. Non ce ne andremo di qui prima di esserci assicurati che non possano verificarsi ritorsioni o vendette. Mentre ci recavamo alla grotta, ci siamo imbattuti in un diavoletto con i capelli rossi che recava un invito all'avo di quel Leon Fulvo. Dopo la sconfitta, si sarà certo rifugiato da lui, e domani cercherà la rivincita. Ma noi lo elimineremo e chiuderemo la partita."
Il principe ringraziò, come al solito, facendo servire un gran pranzo; dopo il quale maestro e discepoli si ritirarono per dormire.
Il mostro si era recato davvero sul Monte dei Nodi di Bambù, in cui si trovava la Grotta dei Nove Meandri. Vi abitava suo nonno, il santo primordiale della Nonupla Numinosità. Per tutta la notte il nipote si fece portare dal vento in direzione sud est, e alla quinta veglia giunse all'ingresso della grotta e bussò alla porta.
"Maestà" si stupì il mostriciattolo portinaio, "Faccia Blu è arrivato ieri a portare il vostro invito. Monsignore l'ha trattenuto per la notte, e stamane contava di portarlo con sé a casa vostra, per partecipare alla festa del rastrello. Come mai siete qui?"
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