Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il mostro batté i piedi, urlò da far tremare il cielo e si mise a piangere: "Infami teste pelate! Come hanno potuto incendiare casa mia, distruggere tutto quello che avevo, bruciare viva la mia bella? Morirò dalla rabbia!"
     Il vecchio mostro gli disse: "Saggio nipote, al punto in cui siamo la rabbia non serve a nulla. Pensa invece a conservare le tue energie per catturare quei bonzi."
     Ma il mostro non si rassegnava: "Signore, la mia residenza non l'avevo costruita in un giorno. Ora che quelle zucche rasate me l'hanno distrutta, la vita non ha più senso."
     Si alzò barcollando e sarebbe andato a sfracellarsi la testa contro la roccia, se Leone delle Nevi, Leone Gibbone e gli altri non fossero corsi a trattenerlo. Abbandonarono quindi il luogo devastato e si diressero verso la città.

     Si videro scendere sui sobborghi spesse nuvole d'inchiostro, mentre i tuoni brontolavano. La gente si spaventò: si chiamavano i bambini, si rinchiudevano le ragazze; chi era nei campi lasciava tutto e fuggiva verso casa, dove si serrava sbarrando l'uscio.
     Alla residenza del principe vennero ad annunciare: "Disgrazia!"
     Il principe e i suoi ospiti erano a pranzo nel Padiglione dell'Essiccatoio della Garza, e uscirono a vedere che cosa succedeva. "Si avvicina alla città un nugolo di mostri, che sputano nebbia e sollevano una tempesta da far volare le pietre."
     "Come faremo?" gridò il principe.
     "Non abbiate paura" disse Scimmiotto ridendo. "Sarà quel mostro della Grotta Gola di Tigre, che si sarà procurato rinforzi. Gli andrò incontro con i miei fratelli." E raccomandò di chiudere bene tutte le porte e di rinforzare la guardia alle mura.


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