I due mostri lo acchiapparono per le setole e per la coda, e lo trascinarono davanti al leone a nove teste: "Ecco qua, nonno, ne abbiamo catturato uno."
La battaglia di Scimmiotto e Sabbioso aveva alterne vicende. Dapprima dovettero ritirarsi; poi Scimmiotto si strappò un ciuffo di peli e li trasformò in un centinaio di Scimmiottini, che impegnarono gli avversari. Al cader della notte, erano riusciti a catturare Grifone e Ippogrifo, mentre Mordi Elefante e Accoppa Donnole erano volti in fuga.
Quando Leon Fulvo ne informò il nonno, questi ordinò di legare Porcellino senza infierire su di lui: "Faremo uno scambio di prigionieri. Se sono tanto pazzi da uccidere i nostri, Porcellino la pagherà con la vita."
A notte i mostri si acquartierarono nei sobborghi della città.
Scimmiotto portò sotto le mura i suoi leoni; il principe fece aprire una porta della città e mandò una trentina di soldati a legarli e a portarli dentro. Il grande santo ricuperò i suoi peli e salì con Sabbioso sulla torre dov'era Tripitaka.
"Che battaglia tremenda!" esclamò quest'ultimo. "Avete notizie di Consapevole delle Proprie Capacità?"
"Non gli accadrà niente" rispose Scimmiotto. "Anche noi abbiamo fatto dei prigionieri, perciò vedrete che non lo toccheranno. Legate bene i nostri leoni; domani procederemo allo scambio."
"Maestro" chiesero i giovani principi prosternandosi, "al principio combattevate da solo, ma dopo che avete simulato una ritirata vi abbiamo visto moltiplicato per cento. Alla fine, in città siete entrato voi solo. Che magia è questa?"
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