"Dovete sapere" rispose ridendo Scimmiotto, "che ho sul corpo ottantaquattromila peli, e basta un pelo per fare dieci copie di me stesso; ogni copia si può moltiplicare. Potrei fare eserciti di milioni o miliardi di mie trasformazioni: questo è il metodo del corpo oltre il corpo."
I principini si inchinarono di nuovo fino a terra. Poi si cenò in cima alla torre; su ogni merlo c'era una lanterna o una bandiera. Suonavano in continuazione gong, tamburi e raganelle; grida e colpi di cannone scandivano le ore.
All'alba il patriarca dei leoni convocò Leon Fulvo per comunicargli il piano che aveva escogitato: "Voi farete del vostro meglio per catturare Scimmiotto e Sabbioso; nel frattempo io piomberò dal cielo sulla fortezza e mi impadronirò del monaco cinese, del principe e dei suoi figli. Li porterò nella Grotta della Nonupla Numinosità e aspetterò là il vostro ritorno vittorioso."
Leon Fulvo prese il comando dei fratelli e li condusse contro la città in un gran turbine di vento, per provocare il nemico a battaglia.
Scimmiotto e Sabbioso, dalle mura, gridavano invettive a squarciagola: "Sporche canaglie! Restituite Porcellino finché siete in tempo! Non avete altro modo di salvare la pelle; altrimenti vi schiacceremo, vi faremo a pezzi!"
I mostri vennero all'attacco senza degnarsi di rispondere. Scimmiotto e il compagno giocavano d'astuzia per tenerli a distanza. Fu uno scontro molto diverso dal giorno prima:
Una violenta bufera spazza rabbiosa la terra, spesse nubi nere coprono il cielo: rotolano pietre, turbina la sabbia, gli alberi si abbattono sradicati. La paura invade anche i cuori di tigri e lupi, di dèi e diavoli. La lancia feroce e l'ascia lucente sono spietate quanto la sbarra, il raschiatoio e il martello di bronzo. Vorrebbero impadronirsi di Sabbioso e mangiar vivo Scimmiotto.
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