Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Non è accaduto niente, il mostro dorme ancora."
     "Il mio santo primordiale coltiva la Via da molto tempo" disse il venerabile. "È in grado di raggiungere i tre puri in alto e le nove sorgenti sottoterra. Non dovrebbe nuocere alle persone troppo alla leggera. Grande santo, provocalo a duello e attiralo qui fuori."
     Scimmiotto ubbidì: brandì la sua sbarra, balzò davanti all'ingresso della grotta e incominciò a urlare: "Brutta bestiaccia, rendimi i miei! Puzzone schifoso, lasciali andare!"
     Aveva un bel gridare. Quella bestia dormiva sodo e non lo sentiva nemmeno. Allora Scimmiotto perse la pazienza, sfondò la porta ed entrò, senza smettere di urlare. Il vecchio mostro finì per svegliarsi e balzò in piedi inferocito: "Ora ti faccio vedere io!" Scosse la testa e mise fuori tutte le sue bocche spalancate.

     Scimmiotto gli volse le spalle e corse fuori; il mostro lo inseguiva: "Scimmia del malanno, dove scappi?"
     "Bada a quello che dici" sogghignò Scimmiotto arrestandosi, quando giunse sulla rupe. "Non hai vergogna di comportarti così davanti al tuo padrone?"
     Il mostro voleva lanciarsi all'attacco, ma si trovò la strada sbarrata dal venerabile celeste, che recitò un incantesimo e gli disse: "Bravo il mio santarellino primordiale! Ecco qua paparino."
     La creatura riconobbe il padrone, piegò le zampe e batté la fronte al suolo. Lo schiavo gli corse addosso, lo afferrò per la criniera e gli fece piovere cento pugni sulla testa: "Brutto sporcaccione, perché sei scappato? Non sai quanti guai mi hai procurato?"


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