Le terrazze illuminate di migliaia di case riempiono l'aria di fumo per dieci e più li.
Volano selle tintinnanti di giada, rotolano carri seguiti da scie di profumi.
Le belle si tengono per mano alla finestra del primo piano, dietro le tende, curiose di spiare lo spettacolo della strada. Allegri passanti, presso il ponte sulle acque verdi, ridono e mostrano gli effetti del vino bevuto.
In tutta la città e per tutta la notte rullano i tamburi e risuonano pifferi, flauti e canti.
Lo attestano i versi:
Gente festosa in paese pacifico,
Canti e colori dovunque intrecciati.
Lanterne e luna rischiaran la notte,
Promettono bel tempo e gran raccolto.
La sospensione del coprifuoco dava via libera a innumerevoli bighelloni; c'era chi danzava, chi camminava sui trampoli, chi si era messo in maschera, chi era montato sull'elefante. Nella gran calca si offrivano spettacoli dappertutto. Il ponte delle lanterne d'oro prendeva nome da tre lanterne della dimensione di grandi giare, a forma di padiglioni a vari piani, tutte in filigrana d'oro fino. La luce della fiamma, alimentata da un olio profumato, era riflessa e moltiplicata da scaglie di cristallo e di vetro.
"Che olio si arde in quelle lampade?" chiese Tripitaka ai suoi accompagnatori. "È straordinariamente profumato."
"Si vede, reverendo, che non conoscete il nostro paese. Nella sottoprefettura di Mintian, che comprende duecentoquaranta cantoni, ogni anno una grande famiglia di ciascun cantone deve fornire quest'olio come imposta. Non è roba qualsiasi, ma uno speciale olio profumato mescolato a burro. Per il resto il nostro fisco non è esoso, ma questa imposta è davvero pesante: la famiglia di turno deve spendere più di duecento tael. Una libbra d'olio costa trentadue tael e ogni lanterna ne contiene cinquecento libbre; in totale fanno millecinquecento libbre, che costano quarantottomila tael. Se aggiungete il trasporto, sono cinquantamila tael bruciati in tre notti."
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