"Come fa una lanterna a bruciare cinquecento libbre d'olio in tre notti?" si stupì Scimmiotto.
"Fate conto che ogni lanterna contiene quarantanove stoppini di paglia da lucerna intrecciati e rivestiti di seta; sono grossi come un uovo di gallina. D'altronde questa notte non bruceranno a lungo: quando appaiono i buddha, l'olio scompare e le lampade si spengono."
"Ci sono dei buddha che si vengono a trincare l'olio delle lanterne?" sghignazzò Porcellino.
"Proprio così" replicarono seri i monaci. "Tutti lo sanno in città, e lo si racconta a memoria d'uomo. Si crede che se i buddha prendono l'olio si avrà un buon raccolto; in caso contrario ci si dovrebbero aspettare siccità e piogge fuori stagione per tutto l'anno. Questo è il motivo per cui la tradizione del ponte delle lanterne d'oro viene scrupolosamente rispettata."
Mentre conversavano, sibilò all'improvviso il vento, e gli spettatori si dispersero precipitosamente. Anche i bonzi vollero rientrare: "Reverendo maestro, bisogna tornare a casa. Sentite il vento: sono i venerabili buddha che ci fanno l'onore di scendere a vedere le luminarie."
"Come lo sapete?" chiese stupito Tripitaka.
"Avviene così tutti gli anni. Alla terza veglia, poco prima di mezzanotte, si alza il vento e la gente si chiude in casa, perché sa che scendono i buddha."
"Il vostro discepolo pensa sempre al Buddha, e lo prega e l'onora in ogni momento. Perché fuggire, se viene? Quale occasione migliore per rendergli omaggio?"
Tripitaka non diede retta alle insistenze dei monaci e rimase dov'era. In effetti, comparvero in breve tre buddha e si avvicinarono alle lanterne. Il reverendo si precipitò sul ponte a prosternarsi, ma Scimmiotto gli corse dietro gridando: "Attento, maestro, non ci cascate! Sono mostri!" Ed ecco che le lanterne si spensero e il vento, con un ululato sinistro, si portò via il monaco cinese.
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