Scimmiotto congedò i protettori e si mise in cerca della residenza trogloditica. Non occorse andare lontano per scoprire, al di là di un burrone, una parete rocciosa in cui si vedevano i battenti di pietra semiaperti di una porta. Una stele lì accanto recava sei caratteri:
GROTTA FIOR DI MISTERO, DEL MONTE DEL DRAGO VERDE
Scimmiotto preferì non avventurarsi dentro alla cieca, e si fermò davanti alla porta per gridare: "Mostri! Restituitemi subito il mio maestro!"
La porta si spalancò con fracasso e ne uscì un nugolo di diavoli a testa di toro, che lo guardarono con occhi bovini e chiesero: "Chi sei per osare di venir qui a strillare tanto?"
"Sono il primo discepolo di Tripitaka, il santo monaco dei grandi Tang in cerca di scritture. Mentre passavamo dalla prefettura di Come l'Oro e guardavamo le luminarie, i vostri capi l'hanno rapito. Se tenete alla pelle, mollatelo subito: altrimenti rivolterò il vostro formicaio e vi spiaccicherò tutti quanti."
I mostriciattoli si precipitarono all'interno per annunciare: "Grandi re, disgrazia, calamità!"
I tre orchi avevano appunto portato Tripitaka in cucina e l'avevano spogliato e lavato nell'acqua di pozzo: al momento dibattevano se tagliarlo in dadi o in listerelle per saltarlo in padella. Il maggiore chiese che cosa succedeva.
"Si è presentato alla porta un monaco con la faccia pelosa e la bocca da duca del Tuono, che urla di essere stato derubato del suo maestro. Dice che se ne andrà solo se lo restituiremo; altrimenti spaccherà tutto e ci spiaccicherà."
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