Le altre creature erano d'ogni specie: alte e basse, grasse e magre, vecchie e giovani, ma tutte avevano una testa bovina ed erano armate di lancia o di bastone. Tre grandi stendardi recavano i nomi dei tre comandanti.
Dopo averli osservati a suo agio, Scimmiotto uscì allo scoperto e li apostrofò con voce tonante: "Brutti mostri ladri, non riconoscete il vecchio Scimmiotto?"
"Sei lo Scimmiotto dei disordini in Cielo?" chiese uno degli orchi. "Certo la fama ti precede, ma il tuo aspetto è una vergogna. Non credevo che fossi soltanto un macaco losco e puzzolente."
"Hai parlato abbastanza, ruba lucerne. Restituitemi il mio maestro, bocche bisunte!"
Si fece avanti roteando la sbarra e i tre orchi lo fronteggiarono con le loro armi. Fu una bella battaglia sulla montagna:
Il re scimmia osa affrontare, con la sua sola sbarra, l'ascia, la sciabola e la canna nodosa. Fuggilfreddo, Fuggilcaldo e Fuggipolvere ben lo conoscono di fama.
Ascia e sciabola si abbattono da tutte le parti, ma quella sbarra levata fa paura a dèi e diavoli. Un simbolo del vero vuoto tiene in rispetto tre false apparenze di buddha.
Quei brutti musi sporchi d'olio di lampada rubato vogliono catturare un monaco inviato imperiale. Ping, pang! Questo è il rumore dell'ascia e della sciabola che si urtano. Pif, paf! Questo è il rumore della sbarra di ferro.
Tre contro uno, tirano e spingono, ciascuno si difende e mostra la sua abilità. La battaglia continua fino a sera, senza vincitore né vinto.
Dopo centocinquanta scontri cadde la sera, senza che si giungesse a una conclusione. Allora il gran re Fuggipolvere, proteggendosi con la sua canna nodosa, corse ad agitare il suo stendardo: la folla dei mostri dal capo bovino oscillò e venne avanti per accerchiare Scimmiotto. Questi si vide messo in una posizione difficile e si disimpegnò con una capriola nelle nuvole. Gli orchi non si preoccuparono di inseguirlo, ma richiamarono le truppe e fecero tranquillamente distribuire il rancio serale.
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