"Vuoi dire che Porcellino e Sabbioso sono con te?" si rallegrò Tripitaka.
"Certo, sono qui fuori. Sentite: i mostri dormono, e noi possiamo approfittarne. Scioglierò le vostre catene, sfonderò la porta e vi farò uscire."
Scimmiotto fece cadere le catene con la magia che apre le serrature, e fece strada al maestro verso l'uscita. D'un tratto, da una camera che si apriva sulla sala centrale, venne la voce di uno degli orchi: "Ragazzi, tenete chiuse le porte e state attenti a torce e candele. Come mai non sento il gong e le raganelle dei guardiani notturni?"
Il fatto è che tutti i mostriciattoli, dopo la giornata faticosa, erano caduti addormentati. Ma la voce del capo fece balzar su gli addetti alla guardia, che ripresero i giri di ronda al suono delle raganelle; essi finirono per imbattersi nel maestro e nel discepolo.
"Ehilà, bel monaco!" gridarono. "Dove credi di scappare?"
Scimmiotto non perse tempo a rispondere: sfoderò la sbarra e ruppe la testa ai due più vicini. Gli altri mollarono la presa e corsero in folla nella sala centrale, davanti alla porta degli orchi, urlando: "Grandi re, va male! Il mostro con la faccia pelosa è entrato nella grotta e ci ammazza."
I tre orchi balzarono dal letto: "Arrestatelo immediatamente!"
Al monaco cinese si piegavano le gambe. Scimmiotto non poteva badare a lui, e si aprì la strada a bastonate. I mostriciattoli non poterono trattenerlo: rovesciava o schiacciava chi si opponeva, mandava a pezzi le porte una dopo l'altra e finì per sbucare all'aperto.
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