Scimmiotto glielo riferì, e gli elogi ricominciarono. Poi fu la volta dei magistrati della prefettura e delle sotto prefetture, che vennero in corteo con i loro impiegati, reggendo candele accese e bracieri d'incenso.
Porcellino nel frattempo, trascurando la giurisprudenza per il commercio, tramava qualcosa. Mentre nessuno badava a lui, trasse il coltello e decapitò Fuggipolvere e Fuggilcaldo; poi si procurò una sega e si applicò a segare i loro corni. Ma intervenne Scimmiotto a evitare lo scandalo: "I quattro corni di questi rinoceronti siano portati dagli ufficiali stellari come tributo all'Imperatore di Giada."
Quanto ai due corni di Fuggilfreddo, uno fu donato al Tesoro della prefettura, perché fosse conservato nel museo locale, a documentazione delle circostanze che avevano condotto ad abolire l'imposta dell'olio; l'altro lo portarono con sé i pellegrini per offrirlo al Buddha, sul Monte degli Avvoltoi.
Gli ufficiali stellari trovarono la soluzione molto elegante e se ne rallegrarono con il grande santo. Quindi presero congedo e si allontanarono su nuvolette iridate, per andare a mettersi a rapporto.
I magistrati convitarono maestro e discepoli a un grande banchetto, cui sedettero i funzionari di ogni rango. Fu promulgato un proclama che informava la popolazione che l'anno seguente la festa delle lanterne d'oro non sarebbe stata autorizzata, e che l'imposta dell'olio era abolita per sempre. Si chiamarono i macellai a scorticare e squartare i rinoceronti. La pelle, conciata e indurita con salnitro e tannino, fu utilizzata per fabbricare corazze; la carne fu distribuita ai funzionari e ai raccomandati. Inoltre si destinarono i proventi delle ammende ad acquistare un terreno per erigervi un tempio dedicato alle quattro case celesti che avevano abbattuto i mostri, si elevò un 'santuario per i vivi' dedicato ai quattro pellegrini e si eressero alcune stele in segno di perenne gratitudine.
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