Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Per qualche tempo, maestro e discepoli si abbandonarono alla bella vita. Le duecentoquaranta famiglie che avevano fornito l'olio delle lanterne vollero dedicar loro particolari festeggiamenti: non restavano soli un momento. Porcellino era quello che se la spassava di più. Ogni volta che andavano a un banchetto, si riempiva le maniche di preziosi trovati nella grotta dei mostri e li offriva agli ospiti. Trascorse un mese, e sembrava che non li avrebbero mai lasciati partire. Bisognò che il reverendo prendesse da parte Scimmiotto e gli desse queste istruzioni: "Consapevole del Vuoto, raccogli tutti i preziosi che ci rimangono e donali ai monaci del monastero per ringraziarli dell'ospitalità. Prepariamoci a partire prima dell'alba, senza farlo sapere alle duecentoquaranta famiglie. Non vorrei che la nostra missione fosse compromessa, e non ho nessuna voglia di farmi rimproverare dal Buddha; il quale, oltretutto, non mancherebbe di vendicarsi in qualche modo."

     Scimmiotto prese le misure necessarie e l'indomani, alla quinta veglia, scosse Porcellino e gli ordinò di preparare il cavallo. Il bestione, tutto insonnolito, si lamentò: "È presto! Non rompere!"
     "Si parte! Ordine del maestro" gridò Scimmiotto.
     "Il maestro sbaglia i conti" brontolò Porcellino strofinandosi la faccia. "Abbiamo avuto duecentoquaranta inviti, ma ci siamo riempiti la pancia solo una trentina di volte. Non vorrete ricominciare ad affamarmi!"
     "Stupido! Sacco di segatura! Non dire scemenze!" si indignò Tripitaka. "Alzati, e svelto! Se continui a discutere, dirò a Consapevole del Vuoto di romperti tutti i denti con la sua sbarra."


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