"Dunque è vero, non è una leggenda!" esclamò Tripitaka. E aggiunse un'altra domanda: "Al nostro arrivo nel vostro nobile monastero abbiamo visto molta gente che affolla i porticati, con carri, bestie da soma e mercanzie. Sembrano venditori ambulanti. Che cosa vengono a fare qui?"
"La nostra montagna, che si chiama Monte dei Millepiedi, era una volta un posto tranquillo. Ma da qualche tempo hanno preso a infestarla numerosissimi spiriti in forma di millepiedi, che mordono la gente; chissà perché, forse dipenderà da un cambiamento del clima. Il morso non è mortale, ma la gente fa del suo meglio per evitarlo. Al Passo del Gallo, dal quale si accede alla regione montuosa, non sale nessuno prima del canto del gallo. I viaggiatori che avete visto sono arrivati troppo tardi per proseguire il cammino e, a scanso di pericoli, si sono fermati da noi a pernottare. Al canto del gallo ripartiranno."
"È precisamente quello che faremo anche noi."
Si conversò finché non venne servito un altro pasto. Alla fine Tripitaka e Scimmiotto se ne andarono a passeggiare nel giardino al lume della luna, che era al primo quarto. Un domestico venne ad annunciare: "Il nostro reverendo maestro vorrebbe incontrare le personalità cinesi."
Dietro a lui veniva un vecchio monaco che si appoggiava a una canna di bambù e chiese: "Siete voi il maestro venuto dalla Cina?"
"Non oso pretendere a questo titolo" rispose modesto Tripitaka.
Il vecchio monaco gli fece molti complimenti e infine chiese: "Quanti anni avete, eminente maestro?"
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