Due giovani bonzi vennero a invitarli a prendere il tè. Quando infine ritornarono nei loro quartieri, trovarono Porcellino che brontolava: "Vi sembra l'ora di venire a letto, quando si dovrà ripartire al canto del gallo?"
"Che cosa ti affligge, bestione?"
"Coricatevi. Non è tempo di bighellonare a contemplare il paesaggio."
La luna sprofonda in un sogno di fiori.
Silenzio. Una brezza dal muro d'assenza
Alita tiepida. Goccia dopo goccia
Si va vuotando la clessidra. Splendore
Senza uguali il fiume d'argento nel cielo.
In effetti non dormirono a lungo prima che il gallo cantasse. Si sentivano i mille rumori dell'accampamento dei mercanti, che si alzavano, accendevano le lampade e preparavano la colazione. Il reverendo chiamò Porcellino e Sabbioso perché sellassero il cavallo e preparassero i bagagli. Scimmiotto andò nelle cucine a chiedere in prestito una lampada, e trovò i monaci intenti a preparare tè, zuppe e dolci per gli ospiti. Furono serviti nel portico posteriore, e Porcellino mostrò la sua gratitudine ingoiando un'intera infornata di panini caldi.
Tripitaka e Scimmiotto andarono a congedarsi dal vecchio monaco, che ricordò loro il 'triste affare'.
"Non dubitate" lo rassicurò Scimmiotto sorridendo. "Quando giungeremo in città, sarà la prima cosa di cui mi occuperò. Farò un'inchiesta e ne ricaverò le conclusioni opportune."
Si avviarono sulla strada maestra insieme alla rumorosa carovana dei mercanti e giunsero al passo all'ora della tigre. Verso le dieci del mattino erano in vista delle mura di una città d'oro, forte come una botte di ferro e splendida come una residenza celeste. La città aveva la nobile forma
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