Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Tripitaka si fece convincere e lo seguì fendendo la folla. Credevano di lanciare l'amo; ma non immaginavano che il pescatore fosse un altro.
     Dice il racconto che l'anno prima questo sovrano dell'India, amante dei fiori e del paesaggio, aveva portato a passeggio le sue donne nel parco reale per godersi la luna piena. Una creatura perversa aveva colto l'occasione per rapire la principessa e prendere il suo posto, assumendone le sembianze. Il suo vero obiettivo era Tripitaka: voleva impadronirsi del suo yang primordiale, perché le avrebbe consentito di diventare immortale superiore dell'unità suprema. A questo scopo il mostro aveva speso le ricchezze del paese per far costruire la grande torre decorata, da cui avrebbe gettato la palla ricamata per designare il monaco cinese come genero imperiale: conosceva anno, mese, giorno e ora della sua venuta nella capitale.

     Era dunque l'una del pomeriggio quando Tripitaka e Scimmiotto si accostarono alla torre. Dopo che la falsa principessa ebbe bruciato l'incenso e formulato i voti al Cielo e alla Terra, le sessanta fanciulle che l'attorniavano in ricche vesti e acconciature le presentarono la palla ricamata. La principessa, dalle otto finestre spalancate della torre, esaminò la folla che si accalcava nella piazza e, quando vide avvicinarsi il monaco cinese, prese la palla e gliela gettò sulla testa. Tripitaka sentì cadere il suo berretto alla Vairocana e fremette. Alzò le mani per proteggersi, e la palla gli rotolò nella manica. La folla gridò: "È un monaco! È toccata a un monaco!"


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