L'ufficiale di servizio alla Porta Gialla corse ad annunciare: "Maestà, la principessa ritorna con un monaco. Suppongo che sia la persona colpita dalla palla ricamata. Attendono i vostri ordini alla porta meridionale."
Il sovrano non gradì la notizia, e sentì la tentazione di gettare quel monaco fuori di casa. Ma non sapeva come l'avrebbe presa la principessa, e si rassegnò a ordinare che fosse introdotto.
Ed ecco la principessa e il monaco cinese presentarsi nella Sala delle Campanelle d'Oro. Erano proprio
Marito e moglie, mano nella mano,
Uniti per il bene e per il male.
Dopo la cerimonia d'ingresso, il re li chiamò accanto al trono e chiese: "Da dove venite, monaco? Com'è accaduto che la palla di mia figlia sia toccata a voi?"
Tripitaka si inchinò e rispose: "Sono incaricato dall'imperatore dei grandi Tang di recarmi al Monastero del Colpo di Tuono per sollecitare le scritture dal Buddha. Mentre attraversavo la piazza per venire a presentare il mio passaporto, mi sono sentito cadere in testa quella palla. Sono un monaco di una fede straniera, ho abbandonato la famiglia e non potrei mai pretendere di unire la foglia di giada al ramo d'oro. Spero che mi vorrete perdonare questo delitto capitale, e acconsentirete a vistare il mio passaporto e lasciarmi ripartire per la mia meta. Quando ritornerò al mio paese, la grazia che vostra maestà mi avrà concesso sarà annotata per l'eternità."
"Venite proprio da lontano!" esclamò il re. "Mai come in questo caso si può dire: Il filo del destino vi ha uniti a mille leghe di distanza. La principessa mia figlia compie vent'anni e non ha mai avuto marito. Il momento di cercarle un buon partito era stato scelto dagli astrologi con tanta cura! Ed è toccata a voi. Vi assicuro che, da parte mia, non ci tengo affatto; ma non so che cosa ne pensi la principessa."
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