"Non ha paura delle botte, ma del tuo bel faccino" sogghignò Scimmiotto. "Raccogli i bagagli e prendi il cavallo. Discuteremo la situazione con il maestro."
È il caso di ricordarlo:
Le strettoie non puoi sempre evitare,
E l'amor brutta fine ti fa fare.
Se poi non sapete come andò il loro incontro con il re, ascoltate il prossimo capitolo.
CAPITOLO 94
TRIPITAKA GENERO REALE
OVE I QUATTRO MONACI SONO FESTEGGIATI CON UN BANCHETTO NEL PARCO REALE, E LA CREATURA INVANO NUTRE SENTIMENTI CHE PORTANO AL DESIDERIO.
Come si diceva, Scimmiotto e i suoi compagni, al seguito dell'ufficiale inviato dal re, si presentarono a corte. Ai piedi dei gradini del trono rimasero dritti impalati, senza accennare il minimo inchino.
"E così, voi sareste gli eminenti discepoli del santo monaco, mio genero" disse il re. "Come vi chiamate? Da dove venite? Perché vi siete fatti monaci? Che cosa sarebbero questi sutra che cercate?"
Scimmiotto fece un passo avanti, per salire la scala del trono; ma la guardia di servizio gridò: "Fermo! Parlate dove siete."
Scimmiotto rise: "Noi monaci non perdiamo mai l'occasione di farci avanti."
Porcellino e Sabbioso avanzarono con lui. Tripitaka, temendo complicazioni, ordinò: "Discepoli, restate dove siete e rispondete alle domande."
Il Novizio, vedendolo in piedi accanto al sovrano seduto sul trono, sbottò: "Sua maestà si dà importanza con l'affettare disprezzo per gli altri. Invitate il mio maestro a diventare vostro genero, e poi lo costringete a restare in piedi. Sposerà vostra figlia e diventerà 'sua altezza'; perché non lo fate sedere?"
|