Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il re si rese conto che aveva a che fare con gente di qualità; balzò giù dal trono e corse a stringere le mani del reverendo: "Genero mio, una celeste affinità vi ha portato nella mia casa ad annodare questi divini legami." Tripitaka non finiva più di ringraziare.
     Il re risalì sul trono e domandò: "E il secondo discepolo?" Porcellino drizzò il grugno con sussiego e rispose:

     "Nella sua vita anteriore, il vecchio Porcellino era avido di piaceri e incline all'indolenza. Trascorsi un'esistenza sviata, nel disordine e nella confusione. Ero ignaro dell'altezza del cielo e dello spessore della terra, quanto dell'immensità dei mari e della maestà dei monti.
     Mentre mi trovavo immerso nelle tenebre, incontrai un uomo vero che, con poche parole, mi liberò dalla rete dei miei peccati e spezzò la porta della mia disgrazia. Illuminato da lui, mi dedicai anima e corpo al suo insegnamento, praticando con diligenza il lavoro del doppio otto e forgiando rispettosamente la successione del doppio nove. Ciò mi aprì le porte dei palazzi del Cielo.

     La grazia generosa dell'Imperatore di Giada mi conferì il titolo di Ammiraglio dei Canneti Celesti e mi affidò il comando della marina che presidia la Via Lattea. Ma a una festa delle Pesche d'Immortalità mi lasciai andare a certe libertà con Chang'e; perciò fui degradato e bandito fra i mortali. Sul cammino della reincarnazione, per sbaglio fui concepito da una scrofa; e abitando sul Monte Fuling commisi ogni specie di peccato.
     Fu Guanyin a riportarmi sulla retta via: mi convertì alla dottrina del Buddha e fece di me il protettore del monaco cinese nella sua ricerca delle scritture nel Paradiso dell'Ovest.


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