Intervenne Porcellino: "Maestà, noi discepoli non ci siamo mai separati dal maestro. Se lo volete festeggiare nel parco reale, invitate anche noi. Sarà utile anche a voi, perché senza il nostro aiuto non riuscirete a persuaderlo a diventare vostro genero."
Il re era impressionato da quel brutto grugno, dalla vociona rude, dalle smorfie che faceva e dai suoi impossibili sventagliamenti d'orecchie. Gli sembrò prudente non contrastare lo strano personaggio, tanto più se poteva restarne compromesso il real matrimonio.
"Mi recherò in compagnia del genero nel Padiglione di Perpetua Pacificazione" dichiarò. "Preparate per i discepoli il Chiosco Afferra Primavera; non è il caso che mangino alla stessa tavola del loro maestro."
Il bestione tirò giù una riverenza e borbottò: "Grazie tante."
Verso l'ora del serpente, le dieci del mattino, il re montò sul carro reale e invitò Tripitaka ad accompagnarlo in un giro dell'incantevole parco reale:
Sentieri pavimentati di marmi colorati; balaustre finemente traforate. I sentieri serpeggiano fra piante rare; insoliti fiori si mostrano dietro le balaustre.
Il martin pescatore si smarrisce fra i magici peschi; i salici delicati nascondono il rigogolo. Un profumo inebriante riempie le maniche del visitatore, lievi fragranze impregnano i suoi abiti.
Fra la terrazza delle fenici e lo stagno dei draghi si ergono il padiglione dei bambù e il chiosco dei pini; qui un'aria di flauto richiama le fenici, là i pesci si trasformano in draghi e volano via [...]
A lungo il re e il suo seguito contemplarono i bei luoghi. Poi il re condusse Tripitaka nel Padiglione di Perpetua Pacificazione, mentre Scimmiotto e i condiscepoli furono invitati nel Chiosco Afferra Primavera. Si banchettò in un ambiente fastoso, fra canti, musica e danze.
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