Splende nel sole il portale imponente,
Mentre la torre di draghi e fenici
Emerge dalla bruma. Sono chiari
I colori che splendono sul prato
E drappeggiano i lieti convitati.
Suono di flauti accompagna il banchetto,
Girano calici colmi d'ambrosia.
Il sovrano divide con i sudditi
La sua gioia nel vasto padiglione.
Il reverendo, fatto segno di tanti riguardi, non poteva certo far mostra di sottrarsi alla gioia generale: viso contento roso dall'angoscia.
Erano appesi al muro quattro pannelli dorati, che rappresentavano le quattro stagioni e recavano versi dei migliori letterati della Foresta dei documenti.
Sul quadro della primavera:
Nuovo respiro alita dal cielo,
Ogni cosa nel mondo è rinnovata.
Rivaleggian di fiori il pesco e il melo.
Ritorna al nido la rondine alata.
Sul quadro dell'estate:
L'aria del flauto interrompe i tuoi sogni
In cui l'umido caldo t'immergeva.
Vedi brillare il sole sui cotogni
E fragranza di fiori ti solleva.
Sul quadro dell'autunno:
Le foglie gialle ricoprono il suolo.
La rondine il suo nido ha abbandonato.
Giunchi spezzati; stormi di oche in volo.
Candida brina la notte ci ha dato.
Sul quadro dell'inverno:
Gelida pioggia dalle nubi nere.
Mostrano i monti le cime imbiancate.
Nella penombra rosseggia il braciere.
Vita latente in fronde denudate.
Il re notò che Tripitaka era intento alla lettura dei versi. "Caro genero" gli propose, "vedo che amate la poesia, e certo sarete abile a comporla. Non siate avaro dei vostri talenti: offriteci poemi con le stesse rime."
Il reverendo poteva perdersi per ore nella contemplazione di un paesaggio, vero o dipinto, come tutti coloro che hanno chiara visione del proprio spirito. Si sentì onorato dalla proposta del re, e gli salì senz'altro alle labbra il primo verso: "Il ciclo si avvicenda, fonde il gelo..."
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