Giunto alla corte, vide il monaco cinese su un morbido cuscino, alla sinistra del re, con la faccia contratta come se fosse seduto sui carboni ardenti. Si posò sul suo cappello alla Vairocana e bisbigliò: "Maestro, eccomi qua!"
Solo il monaco cinese poteva udire la sua vocina, e gli fu di grande sollievo.
Venne un ufficiale di palazzo a invitare: "Maestà, il pranzo di nozze è servito nel Palazzo della Gazza. La regina e la principessa vi aspettano: pregano vostra maestà e gli onorevoli ospiti di prendere posto."
È il caso di dirlo:
Ogni perverso preferisce i fiori
Che gli portan disgrazia; è dallo spirito
Agitato che originano i guai.
Se poi non sapete, in fin dei conti, come il monaco cinese riuscisse a tirarsene fuori, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 95
UNA LEPROTTA INTRAPRENDENTE
OVE IL FALSO, CERCANDO L'UNIONE COL VERO, CONDUCE ALLA CATTURA DELLA LEPRE DI GIADA, PURA FEMMINILITÀ CHE RITORNA AL GIUSTO E RITROVA NUMINOSITÀ PRIMORDIALE.
Come si diceva, il monaco cinese seguì il re verso gli appartamenti interni. Tutto spaurito e preoccupato, teneva la testa bassa e non osava alzare gli occhi. Intorno a lui suonavano fanfare ed esalavano dai bracieri profumi squisiti.
Posato in forma d'ape sul cappello del maestro, Scimmiotto se la godeva un mondo: due file di belle fanciulle vestite di vivi colori formavano uno spettacolo più incantevole della brezza di primavera che sollevi tende di broccato.
Tenere e carine, pelle più liscia del ghiaccio e sostanza di giada. Si tengono per mano a coppie, più seducenti delle ragazze di Chu, più belle di Xi Shi. Dalle loro alte e vaporose acconciature prendono il volo splendide fenici. Le sopracciglia di falena disegnano profili di montagne all'orizzonte. Suonano intorno pifferi e organi a fiato, flauti e tamburi. Le note salgono e scendono in bell'armonia.
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