Quel vento di primavera spezza i gambi del loto.
Quella neve invernale brucia i germogli dei prugni. I petali di melograno cadono qua e là nella corte. I salici della diga si piegano fino a terra.
La notte di tempesta ha ricoperto il suolo di infinite macchie rosse.
Tripitaka si aggrappò al re: "Maestà, vi supplico, non vi spaventate! Quel testardo del mio discepolo vuol sempre fare di testa sua: ora sta usando la magia per distinguere il vero dal falso."
Quando la creatura malefica si vide smascherata, si strappò i vestiti e i gioielli che indossava e corse al tempietto della divinità locale per ricuperare un corto bastone, che aveva la foggia di un grande pestello. Fronteggiò e cercò di colpire il Novizio che la inseguiva, ma si vide opporre la sbarra di ferro. Urlando e soffiando vapori, i due ingaggiarono un duello con l'impiego dei loro poteri magici; presto, per muoversi ad agio, montarono in cielo e si diedero battaglia sulle nubi, sollevandole e scompigliandole fino a nascondere il sole. Un bello scontro!
La sbarra cerchiata d'oro è famosa; quel curioso pestello, chissà da dove viene. L'uno viaggia in cerca delle autentiche scritture; l'altra vuol soddisfare la sua ingordigia per i fiori rari.
La creatura conosce da un pezzo il santo monaco, e vuole impadronirsi del suo seme. A suo tempo aveva rapito la vera principessa per mettersi al suo posto. Ma, fin dal primo incontro, il grande santo ha riconosciuto i suoi miasmi malvagi e separato l'illusione dalla realtà.
Il pestello mira alla testa, ma la sbarra lo arresta.
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