Scimmiotto allontanò i sassi, e in effetti la creatura perversa schizzò fuori brandendo il suo pestello e scambiando colpi con Scimmiotto; mentre il dio della montagna, per lo spavento, ruzzolava dal pendio e il tudi alzava i tacchi. "Disgraziati, chi vi ha chiesto di fare la spia a questo prepotente?" imprecava il povero mostro.
La creatura resistette come poteva, perdendo terreno, mentre calava la sera. Ormai Scimmiotto si apprestava a darle il colpo di grazia, quando dal nono cielo venne una voce: "Grande santo, ti prego, abbi pietà! Arresta la tua forte mano!"
Scimmiotto alzò gli occhi e vide discendere su nubi iridate la sovrana dell'Astro dello Yin Supremo, accompagnata dall'immortale Chang'e. Il Novizio abbassò subito le armi e si inchinò: "Come state, cara Yin Supremo? Scusatemi se non vi ho visto arrivare e non mi sono fatto da parte."
"La creatura perversa che combatti non è altri che la lepre di giada addetta a pestare nel mortaio la droga di immortalità di brina misteriosa, nel mio Palazzo del Gran Gelo. Due anni fa ha aperto di nascosto il catenaccio d'oro della porta di giada ed è fuggita. Sono venuta fin qui perché mi sono resa conto che la sua vita era in pericolo. Spero che la vorrai risparmiare per riguardo alla mia vecchia persona."
"Ma certo!" esclamò Scimmiotto. "Come potrei mancarvi di riguardo? Adesso capisco dove ha imparato a maneggiare quel pestello con tanta destrezza. Voi non saprete, cara Yin Supremo, che questa intraprendente leprotta ha rapito la figlia del re dell'India e ne ha preso il posto, nell'intento di rovinare lo yang primordiale del santo monaco mio maestro. È un reato bello e buono, che richiederà pure una punizione!"
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