La sovrana dello Yin Supremo si fece convincere. Prima di ripartire, minacciò col dito la creatura e le gridò: "Avanti, bestiaccia, che cosa aspetti a ritornare sulla retta via?"
La lepre di giada fece una capriola e riprese il suo aspetto originale.
Labbro leporino e denti taglienti, lunghe orecchie e baffi radi: quando allunga le zampe nella corsa, quel batuffolo di pelo di giada sembra volare sulla montagna.
Il suo piccolo naso sembra un formaggino bianco, spalmato di panna e farina. Gli occhi mandano riflessi rossi: sangue sulla neve.
Quando si appiatta al suolo impaurita, non è che un gomitolo di seta greggia; ma lanciata nella corsa, è un filo d'argento.
Quante volte avrà lappato la limpida rugiada dell'aurora celeste, mentre pestava elisir nel mortaio con il suo pestello delle meraviglie!
Il grande santo la considerò con allegria, rise, e raccolse una gran nube luminosa per accompagnare la sovrana dello Yin Supremo e il suo corteo. In breve giunsero nella capitale dell'India, nel momento in cui sorgeva la luna; dalla torre di guardia si diffondeva il sordo rullare dei tamburi.
Il re e Tripitaka se ne stavano chiusi nella sala d'udienza, con i discepoli e gli ufficiali. Ci si proponeva appunto di togliere la seduta, quando apparve da sud una nube tanto luminosa che sembrava il sole di mezzogiorno; e Scimmiotto con voce tonante gridò: "Maestà, invitate le regine e le dame di palazzo a vedere lo spettacolo: ne vale la pena. Sotto il sacro baldacchino, ecco la sovrana dello Yin Supremo del palazzo della luna, con le sue immortali bellezze lunari. La falsa principessa che abitava da voi è in realtà la lepre della luna, che ora potete vedere nel suo vero aspetto."
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