Il re scoppiò in singhiozzi, e tutte le donne dei tre palazzi e delle sei corti accorsero a consolarlo. "È lontano da qui, quel monastero?"
"Non più di sessanta li" rispose Tripitaka.
Allora il re pubblicò un editto: "La sala delle udienze è affidata alla guardia dei Palazzi dell'Est e dell'Ovest; la difesa del paese, al grande precettore addetto agli affari di corte. Noi andiamo in cerca della principessa, in compagnia della regina, dei mandarini e dei quattro divini monaci."
In breve uscì dal palazzo una lunga fila di carri. Ma Scimmiotto balzò in aria e giunse subito al monastero. I monaci corsero a inchinarsi davanti a lui: "Vostra signoria se n'era andata con gli altri, camminando lungo la strada; com'è che ora cade dal cielo?"
"Chiamatemi il vostro superiore e preparate altari per bruciare l'incenso: vi vengono a trovare il re, la regina, i mandarini e il mio maestro."
I monaci, senza capire che cosa succedeva, corsero a chiamare il vecchio superiore, che si inchinò profondamente a Scimmiotto e gli chiese: "Com'è andato, signoria, l'affare della principessa?"
Scimmiotto gli raccontò tutta la storia, dal lancio della palla ricamata alla cattura della lepre di giada, e il vecchio si prosternò per manifestare la sua gratitudine. "Non perdiamo tempo in complimenti" disse il Novizio aiutandolo a sollevarsi. "Preparatevi a ricevere il corteo reale."
Solo allora i monaci seppero chi fosse in realtà la prigioniera che cantava ogni notte. Contenti e intimiditi, si diedero da fare per innalzare altari all'ingresso del monastero, corsero a infilarsi i kasâya e si dedicarono a battere campane e tamburi. Dopo qualche tempo sbucò il corteo reale.
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