"Il monte che vedete prende nome dai millepiedi e, a quanto pare, è frequentato da molte scolopendre, divenute spiriti maligni, che la notte attaccano i viaggiatori e interrompono il traffico. Si sa che i galli sono ghiotti di scolopendre: non potreste mandarne qui un migliaio, selezionati per vigore e aggressività, che possano essere sparsi sulla montagna a eliminare quelle bestiacce? Sarebbe una misura per il pubblico bene e un modo per ringraziare questi monaci che hanno custodito la principessa; magari potreste aggiungere il dono di una costruzione commemorativa."
Il re ne fu ben contento. Incaricò alcuni mandarini di procurare i galli e stabilì che la montagna prendesse il nome di Sacro Splendore. Il ministero dei lavori pubblici fu incaricato di provvedere i materiali per ricostruire il monastero, che assunse il nome di Monastero Pavimentato d'Oro di Anâthapindada del Monte del Sacro Splendore. Al vecchio superiore fu conferito il titolo ereditario di monaco ufficiale Merito del Regno, con emolumento di trentasei stai.
I monaci ringraziarono il re della sua generosità e lo riaccompagnarono a corte. La principessa ritrovò il suo ambiente e la sua allegria, dopo un grande banchetto che fu servito per festeggiarla.
Il giorno dopo il re convocò i pittori perché facessero l'autentico ritratto dei quattro santi monaci, da destinare al culto nel Padiglione di Perpetua Pacificazione. La principessa si vestì in gran pompa per ringraziarli ufficialmente della propria liberazione.
A questo punto, Tripitaka avrebbe voluto congedarsi e riprendere il cammino con i suoi, ma il re non acconsentì: per altri cinque o sei giorni si diedero grandi banchetti, in cui il bestione ingoiò incredibili quantità di cibo. Ma infine il re si rese conto di non poterli trattenere più a lungo, tanto il Buddha pesava sui loro pensieri. Offrì dunque oro e gioielli come viatico; ma maestro e discepoli rifiutarono.
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