Quel cafone di Porcellino si avviò all'ingresso senza indugio, ma Scimmiotto lo fermò: "Dove vai, bestione? Per entrare, bisogna aspettare che esca qualcuno e chiedergli il permesso."
"Giusto" approvò Sabbioso. "Potremmo offendere il donatore, entrando senza volere nel suo appartamento interno."
Dunque deposero a terra i bagagli e sostarono accanto alla porta. Dopo un po' ne uscì un vecchio canuto, che portava un paniere e una bilancia. Quando vide i visitatori, lasciò cadere gli oggetti che recava in mano e corse dentro a riferire: "Padrone, sono arrivati quattro monaci di strano aspetto."
Il ricco mercante, che passeggiava per il giardino, appoggiandosi a una canna e borbottando preghiere al Buddha, si fece sull'uscio e, senza spaventarsi per la bruttezza dei pellegrini, si rivolse loro: "Vogliate accomodarvi, prego!"
Tripitaka e compagni si fecero avanti con circospezione e modestia. Il loro ospite li guidò attraverso l'arco di ingresso fino a un edificio di due piani: "Al piano di sopra" spiegò, "ci sono la sala di preghiera consacrata al Buddha, la biblioteca e la sala da pranzo dove sarete accolti; la famiglia del vostro discepolo abita al piano inferiore."
Tripitaka si complimentò con lui e si appartò per indossare il kasâya, prima di entrare a pregare il Buddha. Entrarono nella sala di preghiera e videro
alla luce delle candele accese salire spire d'incenso; dorature e decorazioni colorate, dovunque sete e fiori.
Un riquadro vermiglio fa da sfondo a una campana d'oro puro; un supporto laccato regge un tamburo decorato. Numerosi stendardi sono ricamati con gli otto tesori; i mille buddha sono rivestiti d'oro. Bruciaprofumi e vasi di bronzo antico, tavolini e scatole di legno scolpito e laccato.
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