"L'umile monaco che vedete" spiegò Tripitaka, "è inviato in missione nella vostra nobile contrada dai grandi Tang delle terre dell'Est, per visitare il Monte degli Avvoltoi, incontrare il Buddha e sollecitarne le autentiche scritture. Poiché ho saputo che nella vostra onorevole prefettura si tengono i monaci in alta considerazione, mi sono permesso di venirvi a salutare e a supplicare l'elemosina di un pasto di magro. Poi riprenderemo senza indugio il nostro cammino."
"L'umile nome del vostro discepolo" espose a sua volta l'ospite, con la larga faccia ridente, "è Kou Hong, Hong dello Scialo. Mi chiamo anche Dakuan, che significa 'grande liberalità'. Ho vissuto sessantaquattro inutili anni. A quarant'anni feci un voto, che avrò adempiuto quando avrò ospitato diecimila monaci. Da ventiquattro anni la mia cucina è aperta ai monaci, e io tengo il conto su un registro. Quando ho tempo tiro le somme, e così ho verificato ultimamente che ho già offerto ai monaci 9996 pasti: per raggiungere la cifra tonda ne mancano solo quattro. Vi manda il Cielo a permettermi di adempiere il mio voto! Vi prego di dirmi i vostri rispettabili nomi, perché li scriva nel registro, e di accordarmi l'onore di restare da me almeno un mese, perché abbia il tempo di celebrare degnamente l'avvenimento. Penserò io a farvi accompagnare attraverso la montagna, con palanchino e cavalli. Dovete sapere che il Monte degli Avvoltoi non è lontano da qui: non più di ottocento li."
Tripitaka, contento come una pasqua, acconsentì senza fare resistenza. I servitori, grandi e piccoli, si misero subito in movimento per raccogliere fascine, attingere acqua, portare riso, farina e verdure, allo scopo di preparare il pranzo.
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