Un piccolo servitore venne a invitarli a tavola. Il signor Kou rimandò la moglie e i figli nei loro appartamenti, e accompagnò i quattro pellegrini nella sala da pranzo, dove il pasto fu impeccabilmente servito.
Tavole laccate d'oro e seggiole laccate di nero. La prima portata è costituita da alte costruzioni multicolori, abilmente montate in molte forme da pasticceri alla moda. La seconda da cinque piatti di verdure, la terza da cinque tipi di frutta fresca e la quarta da stuzzichini. Tutto è delizioso e appetitoso: zuppa di magro, riso, timballi cotti al vapore, grandi sfere di pane, piattini piccanti, odorosi, caldi, croccanti e abbondanti.
Sette od otto servitori vanno e vengono così svelti da non lasciare un momento di requie ai quattro o cinque cuochi.
Chi versava la zuppa, chi riempiva le ciotole di riso: correvano come comete che caccino la luna. Porcellino vuotava ogni ciotola in un boccone, con la furia di una burrasca.
Quando ebbero mangiato a sazietà, il reverendo si alzò per ringraziare l'ospite e propose di rimettersi in cammino. Ma il signor Kou lo trattenne: "Maestro, ricordate la vostra promessa di restare un po' di tempo! Come dice il proverbio: Incominciare è più facile che portare a conclusione. Aspettate che abbia celebrato l'adempimento del mio voto; poi provvederò io stesso ad accompagnarvi."
Tripitaka dovette cedere alla sua insistenza generosa e sincera.
Occorsero sette od otto giorni perché il signor Kou riunisse ventiquattro monaci dei dintorni per celebrare l'adempimento del voto. I religiosi occuparono tre o quattro giorni per redigere i testi delle preghiere, e infine fissarono la data della cerimonia; la liturgia non era diversa da quella in uso presso i Tang.
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