Si spengono le luci; le strade son deserte.
L'ombra dei fiori si agita sotto il chiaro di luna,
Le stelle rendon pallido il gran fiume d'argento.
Il pianto del cuculo si sprofonda nell'ombra;
Sotto il gran cielo muto, la terra si è velata.
Già fra la terza e la quarta veglia, fra le due e le tre del mattino, i domestici si alzarono per fare i preparativi. Chi doveva cucinare si affrettava verso la cucina; chi doveva invitare monaci e preti si metteva in cammino; chi doveva procurare i musici trattava le condizioni dell'ingaggio; coloro che preparavano palanchini e cavalli si scambiavano richiami da lontano. Tutti correvano qua e là. Fu un bell'andirivieni; ma verso le dieci del mattino tutto era pronto. Con i soldi si fa questo e altro.
Quando il maestro e i discepoli si alzarono all'alba, trovarono tutta quella gente al loro servizio. Il reverendo ordinò di chiudere i bagagli e di sellare il cavallo. Quando constatò che si partiva davvero, il bestione si imbronciò e si mise a brontolare, ma non aveva scelta: dovette ficcare nelle sacche la ciotola e le altre suppellettili, ricuperare il bilanciere e appendervi i carichi.
Sabbioso strigliò il cavallo, lo sellò e mise le redini; poi rimase in attesa. Scimmiotto mise in mano al maestro il bastone da pellegrino con nove anelli, prese la borsa che conteneva il passaporto e se la mise sul petto. Quando furono pronti, il signor Kou li invitò ancora una volta nella sala grande. Vi era stato preparato un banchetto molto diverso da quelli serviti nella sala da pranzo.
|