Fra alti tendaggi, entro una cerchia di paraventi, è appesa al centro una pittura che rappresenta una montagna di longevità su un mare di felicità. Ai lati si allineano quadri che rappresentano le quattro stagioni. Da un bruciaprofumi a coda di gazza si levano effluvi di buon augurio. Dappertutto vasi di fiori freschi dai colori vivaci. Sulle tavole allineate si accumulano ori e piramidi di dolciumi a forma di leoni e di immortali.
Si danza davanti ai gradini al ritmo dei tamburi; si vedono distese di piatti e di frutta come un tappeto di broccato. Zuppe di riso di straordinaria purezza, tè e ricchissimi vini profumati.
Questa casa di un popolano non cede in nulla a quelle dei principi. E dappertutto gioiosi suoni, da rallegrare il cielo e la terra.
Mentre il reverendo scambiava complimenti con il signor Kou, un domestico venne ad annunciare che erano giunti gli invitati. C'erano il vicino di sinistra e quello di destra, i cognati maggiore e minore, mariti della sorella maggiore e di quella minore. Non mancavano pii amici della parrocchia e uomini dabbene di sicura fede buddista: tutti venivano a salutare il reverendo.
Dopo i saluti presero posto. Allora la musica si fece più forte: tamburi, liuti, organi a fiato, alti canti accompagnati da cetre, mentre si serviva il vino. Porcellino era tutt'occhi per quel banchetto sontuoso, e diceva a Sabbioso: "Fratello mio, dobbiamo mangiare e bere più che possiamo: non troveremo mai più un'accoglienza fastosa come nella casa del signor Kou."
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