Li seguirono oltre le mura della città, mentre i monaci intonavano inni al Buddha e i preti arie taoiste. Giunti al chiosco del decimo li, si disposero panieri di cibo e vasi di dense bevande per una refezione prima di separarsi. Il signor Kou non si rassegnava: "Maestro" diceva trattenendo a stento le lacrime, "al ritorno vi dovrete fermare nella mia umile dimora per alleviare il gran dispiacere del mio cuore."
Tripitaka, commosso, lo consolava: "Se il Buddha mi riceverà al Monte degli Avvoltoi, voi sarete il primo di cui gli parlerò, per lodare la vostra virtù. Certo che al ritorno vi verrò a trovare! E vorrò ringraziarvi e prosternarmi molte volte davanti a voi."
Conversando percorsero altri due o tre li; poi il reverendo insisté perché si separassero. Il signor Kou scoppiò in singhiozzi, ma finì per lasciarsi convincere e ritornò indietro. È il caso di dirlo:
Per il suo voto di nutrire monaci
Va verso il Gran Risveglio; ma il destino
Per ora non lo porta avanti al Buddha.
Prima che scendesse la sera, i quattro pellegrini percorsero quaranta o cinquanta li. "Si fa tardi. Dove cerchiamo riparo?" domandò il reverendo.
Porcellino ricominciò: "Lo vedete? Abbiamo sdegnato buon cibo abbondante e camere fresche e pulite, per correre la strada senza fissa dimora; come i diavoli che piantano il banchetto del funerale per rincorrere l'anima del defunto e portarsela all'inferno. E se si mette a piovere, come faremo?"
"Brutto animale, smettila!" inveì Tripitaka. "Dice il proverbio: Chang'an è una bella città, ma non è posto per te. Aspetta che il nostro destino ci abbia condotto dal Buddha e mi abbia consentito di ottenere le scritture. Quando torneremo in Cina, chiederò all'imperatore di lasciarti vivere nelle cucine imperiali a mangiare avanzi quanto vorrai, finché finalmente schiatterai e diventerai un fantasma obeso."
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