Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Si mette male!" si spaventò Porcellino. "Non ha soldi e ci fa ritornare per consegnare il cavallo. Ci spoglieranno anche dei vestiti."
     "Non dire sciocchezze!" rise Sabbioso. "Il fratello ci sa fare. Ha riportato sulla retta via i peggiori diavoli; non sarà qualche fottuto brigantello a metterlo in difficoltà. Se ci chiama, avrà qualcosa da dirci: andiamo a sentire."
     Il reverendo acconsentì, e mentre si avvicinavano gridava: "Eccoci, Consapevole del Vuoto. Che cosa vuoi?"
     "Venite a divertirvi con i nostri amici briganti!"
     Porcellino si avvicinò a uno di loro e lo urtò gridando: "Che fai, brigante? Non ti muovi più?"
     L'uomo restava immoto e privo di parola.
     "È muto e istupidito" ridacchiò Porcellino.
     "Scherzi di magia" spiegò Scimmiotto.
     "Ma immobilizzare il corpo non chiude la bocca. Come mai non parlano?"

     "Maestro" rispose Scimmiotto, "smontate da cavallo e sedetevi. Come dice l'adagio: Puoi sbagliare quando arresti, ma non farlo quando liberi. Fratelli, rovesciate a terra questa gente e legatela bene. Li faremo confessare, e vedremo se sono delinquenti incalliti o semplici pivelli."
     "Non abbiamo corde" obiettò Sabbioso.
     Scimmiotto si strappò qualche pelo e, con il suo fiato magico, ne ricavò trenta lunghezze di corda. Tutti si misero all'opera, e in breve i banditi si trovarono legati come salami. Scimmiotto recitò l'incantesimo per liberarli dalla paralisi, ed essi pian piano si ripresero.
     Scimmiotto pregò il maestro di sedere al posto d'onore, in mezzo ai discepoli. Poi apostrofò i briganti: "Da quanti anni fate questo mestiere, bestiacce? Che cosa avete rubato? Avete commesso omicidi? È la prima volta? La seconda? La terza?"


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