Scimmiotto ne convenne. Si recò con Porcellino e Sabbioso nella valletta dov'era raccolta la refurtiva e la caricò sul cavallo. Un altro carico di metalli preziosi toccò a Porcellino, mentre Sabbioso si occupò dei loro bagagli. Scimmiotto ebbe la tentazione di lasciare ai briganti un ricordo della sua sbarra, ma temette i rimproveri di Tripitaka; ricuperò i suoi peli e li guardò balzar su, non appena liberi, e scappare a gambe levate, ben contenti di uscirne vivi.
Fu così che Tripitaka ritornò indietro con i suoi per restituire i beni rubati. Non sapeva di comportarsi come la falena, quando vola verso la fiamma che le brucerà le ali. Lo attesta il poema:
La bontà, cari amici,
Di rado ha ricompensa,
E più spesso le accade
Di attirare il bastone.
Hai notato qualcuno
Che è caduto nell'acqua
E vuoi tirarlo su?
Tu pensaci due volte,
E se proprio vuoi farlo
È a tuo rischio e pericolo!
I pellegrini camminavano verso la città carichi di oggetti preziosi, quando videro arrivare una folla di gente armata di lance e di sciabole.
"Discepoli!" gridò Tripitaka. "Che cosa significa tutta quella gente armata che ci viene incontro?"
"Disgrazia!" squittì Porcellino. "I briganti hanno raccolto grandi rinforzi e si sono armati meglio per darci una lezione!"
"Fratello, guarda bene" replicò Sabbioso. "Ti sembrano briganti?"
"La stella della disgrazia non è tramontata sul capo del maestro" mormorò Scimmiotto. "È chiaro che questa gente sta inseguendo i briganti, e noi ci troveremo in una posizione delicata."
I sopraggiunti accerchiarono i pellegrini: "Bonzi del malanno! Avete la sfacciataggine di aggirarvi ancora da queste parti, dopo esservi dedicati alle vostre ruberie."
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