Il magistrato ordinò al capo della camera di giustizia: "Mettete in cella questi banditi e fate buona guardia. Riprenderemo l'interrogatorio quando avrò ricevuto il mio superiore."
I pellegrini furono chiusi in carcere.
"Discepoli miei" si lamentava Tripitaka "come faremo?"
Scimmiotto rideva: "Adesso venite al fresco: è un posticino tranquillo, dove non troverete cani che vi abbàino. Vi divertirete."
Gli infelici furono spinti su letti di tortura, dove una cinghia serrava il ventre, un'altra il petto e una terza la testa. I carcerieri li vennero a frustare. Tripitaka soffriva il martirio e ripeteva: "Consapevole del Vuoto, come faremo? Come faremo?"
"Ci battono per spillarci un po' di soldi" fece notare Scimmiotto. "Come dice l'adagio: La vita è bella finché è sana; quando stai male, sputa la grana. Al momento il problema è tutto qui."
"Ma noi non abbiamo soldi."
"Vanno bene anche i vestiti. Dategli il vostro kasâya."
La proposta fu una coltellata per il cuore di Tripitaka; ma non ne poteva più e si dovette rassegnare: "Come vuoi, Consapevole del Vuoto."
"Signori ufficiali" gridò Scimmiotto, "è inutile che vi affatichiate. In una di quelle sacche troverete un abito orlato di broccato che vale mille pezzi d'oro. Aprite e prendetevelo."
I carcerieri frugarono nelle sacche. Gli abiti di stoffa ordinaria non valevano gran che; ma si resero conto che quella cosa fosforescente avvolta nella carta oleata doveva costare un sacco di soldi. Aprirono l'involto e scoprirono
Le lunghe file di perle brillanti
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