"Padre" supplicavano Kou Liang e suo fratello, continuando a prosternarsi, "vi supplichiamo, ritornate da dove venite e non fate del male a nessuno! Appena farà giorno, correremo al tribunale e presenteremo l'istanza di scarcerazione. Riconosceremo i nostri errori. Noi cerchiamo solo di stare in pace con i vivi e con i morti."
"Va bene, me ne vado" disse Scimmiotto. "Voi bruciate carta moneta."
Tutta la famiglia corse ad ardere biglietti di carta moneta.
Scimmiotto volò via e ritornò nel capoluogo, alla residenza del magistrato. Il giudice era già sveglio, come si vedeva dalla luce che brillava nella sua camera. Scimmiotto volò nella sala principale, dov'era appeso alla parete un rotolo che rappresentava un mandarino a cavallo di un leardo pomellato con la sua scorta: un uomo che reggeva un parasole azzurro, un altro che recava una sedia pieghevole. Senza avere idea di chi fosse il personaggio rappresentato, si posò nel bel mezzo del ritratto e quando vide comparire il magistrato, che ancora non si era lavato la faccia né pettinato, diede un colpetto di tosse. Quello si rifugiò spaventato in camera sua. Dopo un po' ricomparve: aveva fatto la sua toilette, indossato l'abito da cerimonia e reggeva due bastoncini d'incenso accesi: "Sacra immagine del mio onorevole zio Qiang Qianyi, il vostro filiale nipote Qiang Kunsan ricopre attualmente il posto di magistrato nella prefettura Terrazza di Bronzo, grazie alla protezione della virtù dei suoi antenati, che gli ha permesso di superare gli esami nel gruppo dei primi laureati. Non ho mai trascurato di offrirvi incenso mattina e sera. Perché oggi mi fate questo scherzo? Vi supplico di non terrorizzare la gente di casa con manifestazioni di rumori diabolici."
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