Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Scimmiotto ridacchiava fra sé: "Dunque è la sacra immagine dell'onorevole zio." E colse l'occasione: "Saggio nipote, certo hai onorato i tuoi antenati esercitando la tua carica senza farti corrompere. Ma come hai potuto spingere la tua ignoranza fino a imprigionare dei santi monaci come se fossero dei briganti? Il tudi, il dio del carcere e quello delle mura e dei fossati se ne sono lamentati con il signore Yama, che mi ha fatto accompagnare qui. Devi riesaminare il caso e liberare i monaci senza indugio. Altrimenti sarai convocato all'inferno per chiarire come stanno le cose."
     Il magistrato, tremando di spavento, rispose: "Vi prego, caro zio, ritornate da dove venite. Appena arriverò in tribunale, li farò liberare."
     "Porterò la tua risposta al signore Yama. Da parte tua, non trascurare di bruciare carta moneta per me."

     Il magistrato accese altro incenso e molta carta moneta, inchinandosi per ringraziare.
     Scimmiotto svolazzò all'aperto e ritornò a Diling. Spuntava l'alba, mentre i funzionari si riunivano negli uffici della sottoprefettura.
     "Se si accorgessero che chi parla è soltanto un moscerino" pensava il Novizio, "nessuno mi prenderebbe sul serio, e griderebbero all'imbroglio."
     Assunse quindi dimensioni gigantesche, e mise avanti un piede che bastava a riempire l'aula d'udienza. "Funzionari, ascoltate: sono un dio ambulante, e ho ricevuto un incarico dall'Imperatore di Giada. Egli vi accusa di aver chiuso e malmenato nella vostra prigione un figlio del Buddha in cerca di scritture; ciò ha fatto sensazione fra gli dèi dei tre mondi. L'incarico che ho ricevuto è di ordinarvi di rimetterlo subito in libertà. Come potete immaginare, ho un altro piede delle stesse dimensioni di quello che vedete; se non mi date retta lo abbasserò sulle vostre teste, e non resterà gran che dei funzionari di questa misera sottoprefettura. Poi farò una passeggiata sulla città e la pesterò ben bene, fino a ridurla in cenere e polvere."


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