Il paggio abito-d'oro lo accompagnò nella sala; quando vide Scimmiotto, esclamò: "Maestro, per carità, salvatemi!"
"Non so se vi rendete conto della situazione. Certi briganti vi hanno ucciso prendendovi a calci. La persona che vedete è il direttore generale dell'inferno, Dizang. Io sono venuto qui a riportarvi fra i vivi, perché la vostra testimonianza è necessaria per mettere in chiaro le circostanze della vostra morte. Il pusa è tanto gentile da concedervi, diciamo, un'aspettativa: ritornerete qui fra una dozzina d'anni."
Il signor Kou si profuse in prosternazioni. Scimmiotto ringraziò il direttore e soffiò sul fantasma trasformandolo in vapore. Si infilò quindi quel vapore in una manica e lasciò l'inferno per ritornare nel mondo dei vivi, dove una nuvola lo portò in breve alla casa dei Kou.
Porcellino aprì la bara e Scimmiotto tolse l'anima dalla propria manica e la introdusse nel corpo. Subito il morto respirò, e in breve si riprese tanto da balzar fuori e prosternarsi davanti ai quattro pellegrini: "Ah, maestri! Ero morto prematuramente, e devo a voi se sono ritornato dall'inferno."
Mentre li ringraziava calorosamente, si accorse dei funzionari che affollavano la sala e si prosternò anche a loro: "A che cosa è dovuta la vostra presenza nella mia umile dimora?"
"I tuoi figli avevano accusato i santi monaci" spiegò il magistrato. "Perciò li avevo fatti inseguire dalle guardie, che li trovarono carichi della refurtiva perché, per caso, si erano imbattuti nei ladri, l'avevano ricuperata e volevano restituirla. Per sbaglio sono stati arrestati, e un'inchiesta non abbastanza approfondita li ha fatti finire in carcere. Ma la notte scorsa è successo un pandemonio: qui si è manifestata la tua anima, a casa mia quella del mio defunto zio, nella sottoprefettura un dio ambulante. Ho dovuto liberarli subito, e loro sono venuti a risuscitarti."
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