"Eccellenza" rispose il signor Kou restando in ginocchio, "avete fatto davvero un grave torto a questi santi monaci. I ladri erano una trentina di briganti; quando li vidi frugare la mia casa non potei resistere all'impulso di cercare di farli ragionare, e loro mi presero a calci fino a spedirmi all'altro mondo. Figuriamoci se c'entravano i quattro pellegrini!" E chiamò sua moglie: "Tu sapevi! Come hai osato presentare una falsa accusa? Ora sua eccellenza ti metterà sotto processo."
Tutta la gente di casa, vecchi e giovani, non faceva che prosternarsi. Ma il magistrato magnanimamente risparmiò loro altre accuse. Kou Hong ordinò di preparare un grande banchetto per ringraziarlo, ma i funzionari non accettarono e se ne tornarono al loro yamen.
I pellegrini trascorsero finalmente una notte tranquilla nella casa, e il giorno dopo Kou Hong ritornò a battere il chiodo di nutrir monaci e a insistere perché Tripitaka rimanesse suo ospite; ma egli si rifiutò fermamente.
L'accompagnamento della folla di amici e parenti, con stendardi e baldacchini, si ripeté con lo stesso fasto della volta precedente.
Il Cielo non abbandona
L'uomo dabbene. I malvagi
Non possono farci nulla.
Proseguon con fermo passo
Nella cerca del Beato,
Al Monte degli Avvoltoi,
Dov'è la gioia assoluta.
Se poi non sapete che cosa avvenne quando incontrarono il Buddha, ascoltate il prossimo capitolo, che vi fornirà ogni particolare.
CAPITOLO 98
UNA QUERELA PER FRODE E CONCUSSIONE
OVE SCIMMIA E CAVALLO RAGGIUNGONO LA SAGGEZZA, ESCONO DAL GUSCIO E, COMPIUTA L'IMPRESA, CONTEMPLANO IL BEATO.
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