Uno strano profumo riempie l'universo, mentre il puro soffio del vento sale al firmamento.
Il reverendo avvertì quel turbine di vento profumato e non se ne diede pensiero, perché lo intese come una manifestazione di buon augurio. Ma di colpo una mano scese dal cielo, strappò i sutra dal dorso del cavallo e se li portò via. Tripitaka urlò di spavento e si colpì il petto, mentre Porcellino tentava un vano inseguimento e rotolava per terra. Scimmiotto montò in cielo e Sabbioso rimase a guardia di quello che restava. Eroe Bianco si vide sul punto di essere raggiunto e, per timore di quella sbarra che avrebbe potuto rompergli il collo, strappò le sacche e ne disperse il contenuto nella polvere.
Scimmiotto rinunciò all'inseguimento per rincorrere i rotoli di sutra dispersi dal vento; mentre Eroe Bianco andò a presentare rapporto al buddha del Passato.
In breve Scimmiotto e Porcellino ritornarono verso il maestro con i sutra ricuperati; egli, con le lacrime agli occhi, esclamò: "Discepoli, i diavoli ci perseguitano persino in questo mondo della gioia assoluta!"
Sabbioso prese un sutra e lo srotolò: la pagina era bianca come neve, senza segno di scrittura. Lo tese a Tripitaka: "Guardate, maestro! È un foglio bianco!"
Scimmiotto e Porcellino si provarono a svolgerne altri, con lo stesso risultato. "Apriteli tutti!" gridò Tripitaka. Si accorsero di aver fatto soltanto provvista di carta per scrivere.
"Poveri orientali che siamo!" concluse il reverendo. "Non abbiamo proprio fortuna. A che cosa serve riportare a casa questi rotoli non scritti? Non oserò nemmeno farmi vedere dall'imperatore; se gli portassi questa roba, mi farebbe decapitare."
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