"Credevo che questi scherzi cretini fossero roba da mortali un po' tocchi" brontolava Porcellino, "e non da vajrapani al servizio del Buddha. Lui in persona aveva ordinato di portarci nell'Est, e loro ci piantano a metà strada. Siamo in un bel pasticcio."
"Non prendertela, fratello" lo consolò Sabbioso. "Il nostro maestro ora ha ottenuto la Via, ha lasciato il suo corpo carnale nel Tocca Nuvole e non è più troppo pesante da sollevare. Penseremo noi a tirarlo su e a fargli fare la traversata per via aerea."
"Non credo che ce la faremo" commentò Scimmiotto, ridendo sotto i baffi.
Vi chiederete perché. Il maestro aveva già avuto accesso al recondito mistero della levitazione; con i suoi discepoli avrebbe dovuto essere in grado di attraversare mille e un fiume come quello. Ma Scimmiotto si rendeva conto che il suo maestro non aveva ancora superato nove volte nove prove, e che il motivo per cui erano caduti in quel luogo consisteva proprio nella necessità di completare il numero.
Mentre discutevano proseguivano il cammino, e presto furono in riva al fiume. Una voce li chiamò: "Da questa parte, santo monaco cinese!" I quattro pellegrini si guardarono intorno stupiti, perché non si vedeva traccia di presenza umana. Ed ecco comparire sull'acqua la grossa tartaruga bianca dal cranio calvo, che tendeva il collo verso di loro: "Finalmente siete di ritorno, caro maestro! Sono tanti anni che vi aspetto!"
"Cara vecchia tartaruga!" la salutò Scimmiotto sorridendo. "Finalmente ci si rivede, dopo tanto tempo dall'ultima volta che ci aiutasti."
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