Meno male che Tripitaka aveva ottenuto la Via e pesava meno del solito, altrimenti sarebbe affogato. Scimmiotto lo ripescò e lo portò a riva, mentre gli altri (buoni nuotatori, compreso il cavallo-drago) provvedevano a sé stessi. Naturalmente i sacchi dei sutra, gli abiti e la sella si inzupparono ben bene.
Mentre maestro e discepoli guadagnavano la riva e ricuperavano le loro cose, si scatenò un'incredibile tempesta, che oscurò il cielo, fece rotolare le pietre e volare la sabbia, fra bagliori di fulmini e rombare di tuoni.
Colpo di vento
Da sconvolger cielo e terra.
Colpo di tuono
Da scuoter fiume e montagna.
Fulmine,
Fuoco volante che lacera nubi.
Nebbia spessa
Copre tutta la terra.
Il vento ruggisce, il tuono rimbomba, i fulmini rigano di rosso il cielo brumoso.
La burrasca riempie gli occhi di sabbia e di polvere, si nascondono tigri e leopardi all'ira del cielo, stridono gli uccelli in preda al panico, gli alberi scompaiono nella nebbia.
Il vento solleva i flutti del fiume che comunica con il cielo, il tuono terrorizza draghi e pesci, il fulmine squarcia le tenebre, le sponde sprofondano nella nebbia.
Che vento! Da rovesciare pini e bambù, e fin le rupi su cui crescono.
Che tuoni! Da far tremare i potenti.
Che fulmini! Serpenti d'oro nel cielo, che illuminano distese selvagge.
Che nebbia! Da oscurare lo spazio e nascondere i nove cieli.
Tripitaka, terrorizzato, proteggeva con il suo corpo i sacchi di sutra; Sabbioso aveva il suo daffare a coprire i bagagli e Porcellino si curava del cavallo. Quanto a Scimmiotto, impugnò la sua sbarra a due mani e la mulinò incessantemente contro nemici invisibili, a destra e a sinistra.
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