Il santuario comprendeva un bell'insieme di edifici:
Un lindo vialetto di ghiaia rossa, grazie agli sforzi dei donatori, porta a una torre e a una terrazza, poste in risalto da due ali laterali. Riquadri e battenti vermigli, un tesoro di sette piani finemente traforato. Effluvi profumati salgono al cielo, una pura luce illumina il luogo.
Ai giovani cipressi occorrono ancora abbondanti annaffiature; i piccoli pini formeranno un boschetto. Dalla rupe una cascata scende a mescolare le sue acque con il Fiume Comunicante con il Cielo. Sullo sfondo, la catena di montagne si estende fino a raggiungere il drago della terra.
Per concludere la visita salirono sulla torre e ci trovarono quattro statue che li rappresentavano. Porcellino mormorò a Scimmiotto: "Il tuo ritratto è proprio somigliante."
"Anche il tuo" disse Sabbioso. "Quello del maestro, forse, è un po' idealizzato."
"Va benissimo" ribatté Tripitaka. "È somigliante anche il mio."
Quando scesero, trovarono allestito sotto il portico un nuovo banchetto.
"Che ne è stato del Tempio del Grande Re, che c'era una volta?" chiese Tripitaka.
"Lo demolimmo subito" risposero i vecchi. "Da quando abbiamo costruito questo santuario, abbiamo goduto ogni anno di raccolti abbondanti, grazie alla benefica protezione delle vostre signorie."
"Noi non c'entriamo; è merito del cielo" commentò ridendo Scimmiotto. "Questo non significa che non penseremo a proteggere tutte le famiglie del villaggio, per assicurare numerosi discendenti, la riproduzione dei sei animali domestici e le condizioni del tempo più adatte per la campagna."
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