Quando l'ufficiale di servizio annunciò che il pranzo era servito, l'imperatore scese dal trono e prese Tripitaka per mano: "Non mi pare che i vostri discepoli siano molto pratici di etichetta. Sanno stare a tavola?"
"Vostra maestà consideri che appartengono al ceto dei mostri di campagna: non hanno familiarità con le finezze della sacra corte cinese. Oso sperare che vostra maestà vorrà essere indulgente."
"Ma certo, non me la prenderò" rispose Taizong sorridendo. "Sono senz'altro scusati, e invitati a partecipare al banchetto nel padiglione orientale."
Tripitaka tornò a ringraziare sua maestà di tutte le sue bontà e fece segno ai tre di seguirlo. Quando entrarono nella sala del banchetto, si resero conto che il grande impero della Cina non aveva uguali:
Le porte sono parate di ricami dai vivi colori, il suolo è coperto di tappeti rossi. Intensi e rari profumi salgono da piatti ricercati. Le tazze sono d'ambra, le coppe di cristallo, filigranate d'oro e incastonate di giada. Piatti d'oro giallo, ciotole di giada bianca con disegni scolpiti.
Teneri navoni, colocasie candite, splendidi funghi dolci, alghe finissime, vassoi di germogli di bambù allo zenzero, malva al miele. Glutine di grano con foglie tenere di cedrela, orecchiette avvolte in formaggio di soia, vari tipi di felci in polvere, radici pepate, fettine di zucca alla senape. E le frutta sono ancor più varie e ricercate delle verdure: palline e frittelle di cachi secchi, litchi e castagne d'acqua, marroni di Xuanzhou, giuggiole dello Shandong, ginkgo del sud, pere testa di lepre, nocciole, pinoli, semi di loto, uva gigante, noci di torreya, grani di melone, olive di Cina, mele verdi, frutti della sabbia, sagittarie, tenere radici di loto, prugne e corbezzole: non mancava niente.
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